Il presidente dell’Ordine degli Architetti, Eustachio Vincenzo Olivieri, è intervenuto questa mattina al dibattito cittadino sul Piano Casa condividendo appieno le finalità del miglioramento della qualità abitativa, l’aumento della sicurezza del patrimonio edilizio esistente, del favorire il risparmio energetico e l’utilizzo di fonti di energia rinnovabili nel settore edilizio e dell’Housing sociale che la nuova Legge regionale si proponeva di attuare.
Tuttavia, ha espresso preoccupazione per il carattere eccezionale, straordinario, non coordinato ed estemporaneo di sostegno all’edilizia che assume la legge sul Piano Casa, in merito alle procedure per gli interventi previsti, avvertendo che un processo di crescita edilizia intensa e mal regolata può determinare effetti pericolosi e perversi al di là delle buone intenzioni.
Incontrollabile, invece, potrebbe diventare la trasformazione urbana se non confrontata con la nuova strumentazione urbanistica che l’Amministazione Comunale si accinge ad adottare. Gli interventi previsti in “deroga agli strumenti urbanistici comunali vigenti” azzerano di fatto i principi alla base della pianificazione e della progettazione urbana.
“Gli assetti che oggi diamo alla nostra città – afferma Olivieri- saranno condizionanti per molti anni futuri, anche quando i modi del vivere, dell’abitare, e del pensare saranno diversi da oggi. Oggi più che prima la città di Matera ha bisogno prioritariamente di attuare l’intera strumentazione urbanistica che regolamenti lo sviluppo futuro dell’intera città e del suo territorio. Non è possibile attendere oltre. Avviato l’iter per il R.U. è indispensabile concludere anche il Piano Strategico Comunale. Il ritardo accumulato ha fatto sì che in questo vuoto urbanistico l’impatto del Piano casa ci ha trovato impreparati e ha generato confusione non sapendone prevedere gli effetti e le ricadute e, qualora dovesse realizzarsi senza un attento controllo, siamo certi che andrebbe a sconvolgere gli equilibri, i fabbisogni reali, gli standards, che sono alla base di una corretta analisi e pianificazione urbana. Certo è che la gestione di questo Piano casa sarebbe stata, in qualche modo, meglio governata in presenza di una strumentazione urbanistica già approvata. L’esempio della Città di Potenza è emblematico in questo senso. Diventa allora indispensabile un confronto con i pianificatori incaricati. In Italia, come abbiamo registrato anche a Matera nell’ultimo periodo, sono state stracciate le regole , si è costruito ovunque dissipando territori e paesaggi. Oggi la politica deve mediare e dare risposte ad una sempre più crescente domanda di “progettualità”; deve saper immaginare strumenti condivisi per costruire il futuro della città, senza la quale i singoli progetti non hanno senso e, soprattutto, perdono di efficacia. Ciò che oggi si chiede a chi governa è una ‘promessa’ di città che sia plausibile e adeguata alle domande di qualità che tutta la comunità materana si aspetta. A questo proposito non possiamo trascurare di sottolineare come quanto sta accadendo sia un esempio negativo di urbanistica, non in linea con quanto previsto dalla pianificazione sostenibile e con i principi di governo del territorio e con l’alta tradizione della degli interventi urbanistici che la cultura architettonica degli anni ’50 ha espresso nella Città di Matera”.
Prevedere nuovi insediamenti “sregolati” e scollegati da una pianificazione organica rappresenta la negazione e la contraddizione dei principi alla base dalla tutela del territorio e della promozione dell’architettura di qualità. La forma di controllo che il Comune deve avere nello sviluppo urbano non può essere, dunque, elusa o eliminata. La valutazione sulla qualità morfologica ed urbanistica della città, assunto indiscusso nella redazione dei Piani Urbanistici, non può essere demandata a interventi non programmati o governati dal Comune e a procedure che possono alimentare disuguaglianze tra i cittadini. L’ordine degli architetti è dunque fortemente perplesso su un’attuazione massiva del “Piano casa” a Matera poiché crediamo che non riesca a coordinarsi con la strumentazione urbanistica in fase di attuazione né si ponga il vero obbiettivo di riqualificare le periferie e i contesti residenziali degradati senza dissipare il suolo agricolo, il territorio ed il paesaggio urbano.