«Lo sviluppo della banca universale non ha di per sé accorciato come ci si poteva attendere la catena di trasmissione tra risparmi e capitali delle famiglie italiane e sistema produttivo nazionale». Lo dice Francesco Cesarini, per quarant’anni professore di Economia bancaria alla Cattolica e presidente di lungo corso in Popolare di Milano, Ambroveneto, UniCredit. Tuttora presiede l’e-Mid e Polaris, la Sgr promossa dalla Fondazione Cariplo.
Professor Cesarini, il ritorno ai fondamentali per le banche italiane come va declinato sul terreno del risparmio nazionale?
«Credo che per le banche della tradizione italiana sarebbe opportuno fare un passo indietro dal puro marketing. Nella banca la raccolta del risparmio è finalizzata agli impieghi presso le imprese: di per sé è quindi collegata a valutazioni complesse di rischio, non al successo di una campagna commerciale di propri prodotti di risparmio».
Il credito specializzato, ordinario e a medio-lungo termine, è stato superato in nome di una maggior efficienza dei canali finanziari tra famiglie e imprese?
«È vero che in Italia la storica bancarizzazione della finanza ha affermato una “cultura del debito” che non sempre ha premiato la responsabilità dell’impresa e la sicurezza del risparmio. È anche vero che la Borsa ha sempre faticato, in Italia, a canalizzare direttamente il risparmio verso il sistema produttivo, che del resto non si è mai mostrato troppo aperto alle dinamiche di un moderno capitalismo finanziario»
Il sistema finanziario nazionale sta puntando su una serie di grandi fondi d’investimento in cui pubblico e privato cooperano: nell’housing sociale, nel segmento della piccola impresa, nelle reti infrastrutturali. Qual è il suo punto di vista?
«Anche Polaris è attenta a queste iniziative con le quali soggetti come il Tesoro, le Fondazioni, grandi banche, assicurazioni e altri investitori istituzionali puntano a rilanciare private equity e altre immissioni di capitale di rischio in settori cruciali dell’economia. Non va peraltro mai dimenticato che il risparmio degli italiani può trovare attrazione nel mercato domestico solo in presenza di vitalità imprenditoriale, non solo nell’area dei servizi e delle infrastrutture».