Presentato a Livorno, nel corso del XXVII Congresso dell’Istituto Nazionale di Urbanistica (“Città oltre la crisi. Risorse, governo, welfare” dal 7 al 9 aprile 2011), il Rapporto dal Territorio 2010.
Il dossier è un’attività di ricerca a cadenza triennale, documenta i cambiamenti dell’attività di pianificazione del territorio nel nostro Paese. Il Rapporto fornisce anche un’utile e documentata prospettiva per analizzare settori che con il passare degli anni – specialmente alla luce della grave crisi economica – suscitano sempre più l’interesse degli amministratori e degli addetti ai lavori.
Tra questi, c’è senz’altro il “pianeta” dell’housing sociale. Il Rapporto dal territorio 2010 fotografa la scarsità tutta italiana di investimenti pubblici nel settore dell’edilizia residenziale. Lo Stato spende per la casa appena lo 0,1 per cento rispetto al totale delle prestazioni di protezione sociale, contro il 2,3 della Germania, il 2,4 della Francia, il 5,8 del Regno Unito. La media dell’Unione europea è al 2,3 per cento. Spicca inoltre la difficoltà, documentata, delle famiglie italiane, specialmente nelle grandi città, a far fronte alle spese per gli affitti. A Roma l’affitto incide mediamente per il 63 per cento sul reddito delle famiglie. Alti i valori anche a Milano (37 per cento), a Venezia (52 per cento) e a Firenze (35 per cento).
Il Rapporto dal Territorio offre anche una lettura delle tendenze in corso a livello politico generale. Si registrano tendenze verso l’accentramento, non sempre efficaci. Come esempi ci sono il tentativo di attribuire compiti più estesi alla Protezione civile e la scarsa incisività del Piano casa. A questi “conati” di accentramento si affianca la totale latitanza del governo sul fronte della pianificazione o programmazione e la mancanza di organicità nelle scelte che riguardano i trasporti e le infrastrutture strategiche.
La lettura del Rapporto dal Territorio, compilata Regione per Regione, è aggiornata fino alle dinamiche comunali. Si registra una preoccupante stasi sul fronte della pianificazione comunale: ben il 58 per cento dei Comuni, infatti, utilizza piani urbani approvati prima del 2000. Nel quinquennio che va dal 2005 al 2010, inoltre, sono stati complessivamente approvati dalle amministrazioni comunali circa 450 piani in meno rispetto al 2001 – 2005 (1505 contro 1949) e circa 300 in meno rispetto al 1996 – 2001, in cui si sono contati 1818 piani approvati. Ne risulta che solo 1505 Comuni sugli oltre 8000 hanno i vincoli (che la legge stabilisce durino cinque anni) operanti.
Registrato poi un fenomeno in forte accentuazione negli ultimi anni, l’emergere di una nuova questione fondiaria. Lo stress di bilancio a cui sono sottoposti molti Comuni incentiva la vendita del patrimonio demaniale: la perequazione urbanistica si traduce, nei fatti, troppo spesso in “zecca municipale”, mero veicolo di allocazione di crediti edilizi smerciabili per ogni dove.
Nel Rapporto dal Territorio è presente un “focus” sull’uso di suolo agricolo, diretta connessione con il Rapporto sul consumo di suolo 2010, realizzato dall’Inu e Legambiente assieme al Politecnico di Milano. Quest’ultima ricerca è stata condotta in particolare su quattro regioni: Lombardia, Emilia – Romagna, Sardegna e Friuli Venezia Giulia. I risultati testimoniano la crescente e preoccupante corsa all’urbanizzazione del nostro Paese, che sta progressivamente erodendo il territorio libero da insediamenti e quello destinato all’uso agricolo. In Emilia – Romagna in cinque anni il territorio urbanizzato è cresciuto del 8,1 per cento, in Lombardia in otto anni dell’11,3, in Friuli in venti anni si è registrata una crescita del 9 per cento del suolo urbanizzato, in Sardegna in cinque addirittura del 17,6 per cento.