Dimenticate i vecchi casermoni di cemento, chi è in cerca di una casa in locazione a un prezzo contenuto ora punta al social housing, di cui si iniziano a vedere i primi progetti anche nel nostro Paese, in Lombardia, Emilia Romagna e Veneto
L’espressione, mutuata dal nord Europa, indica un’edilizia a metà strada tra pubblico e privato che impiega materiali innovativi per la costruzione e usa fonti rinnovabili. Anziani, famiglie monoreddito, lavoratori precari, giovani coppie e famiglie numerose sono i destinatari principali di questa soluzione abitativa che è stata disciplinata in Italia nel 2008.
A Milano il 35% dei nuovi insediamenti residenziali dev’essere destinato al social housing e i primi esempi sono previsti nei pressi delle cascine del Parco Lambro e dei Navigli. I moduli abitativi si chiamano Casa Bosco, un nome che è tutto un programma visto che le costruzioni saranno in legno, materiale isolante che mantiene il calore. “Questo permette di ridurre i costi di costruzione, grazie anche all’assemblaggio a secco, senza la necessità di colate di cemento. Diminuiscono i tempi per la costruzione di un edificio – anche meno di 40 giorni – e calano pure gli infortuni sul lavoro” spiega Giovanni De Ponti, amministratore delegato di Federlegno Arredo.
Per l’Italia è una novità, ma in Svezia si costruiscono da anni anche condomini di 7 piani interamente in legno: un’ottima soluzione per un paese sismico come il nostro. La sfida del social housing è mantenere bassi i costi e alta la qualità abitativa. I costi di realizzazione si possono contenere grazie alla prefabbricazione leggera e flessibile, mentre l’energia è garantita dal fotovoltaico, con l’utilizzo di superfici captanti energia solare per i mesi invernali e un sistema di circolazione interna dell’aria per quelli estivi.