Con una tavola rotonda conclusa dall’assessore regionale alle Attività produttive, Giancarlo Muzzarelli, la CNA intende sostenere una progettualità legata all’edilizia sociale “sia come sbocco per l’attività del settore delle costruzioni, oggi in crisi – come spiega Andrea Dalmonte, presidente comunale della CNA – sia per andare incontro alle esigenze di tanti giovani e tante famiglie con redditi minimi” .
“Come CNA – commenta Mario Petrosino, segretario comunale della Cna – abbiamo proposto questo tema già dal 2008 ma non vi era sufficiente attenzione verso questa problematica.
In questi due anni sono sorte nuove sensibilità dovute sia ai recenti e attuali piani di sviluppo abitativo sia alla sensibilità dei privati. La domanda di edilizia pubblica e sociale non riesce più ad essere soddisfatta, servono politiche abitative di seconda generazione.
All’interno di queste il social housing è una opportunità.
Ritengo interessante un progetto promosso da privati tramite la costituzione di un fondo unico immobiliare promosso dai Comuni e sostenuto dai privati. Come Cna proponiamo di metterci attorno ad un tavolo e di dare vita ad un gruppo di lavoro che sviluppi un progetto di social housing”.
Le difficoltà in cui si muove oggi l’edilizia pubblica sono sotto rimarcate da Sergio Frattini, presidente di Acer: “Oggi sono 2173 gli alloggi pubblici a Ravenna a fronte di una domanda di altri 850/900 alloggi. Media affitti di 100/120 euro con i quali dobbiamo far fronte a manutenzioni, interventi vari.
A fronte di un patrimonio mediamente vetusto, per la sola manutenzione occorrerebbero 25 milioni di euro contro gli 8,7 a disposizione”.
A Ravenna le politiche abitative del Comune, sulla scia anche delle leggi regionali, sono sempre state lungimiranti. “A Ravenna il POC destina il 20% alle aree di espansione abitativa all’edilizia popolare – aggiunge l’assessore all’Urbanstica, Gabrio Maraldi. In assenza di contributi pubblici, come è possibile finanziare questo tipo di edilizia? Un’ipotesi: fortissima integrazione fra pubblico e privati che possono proporre al Comune progetti di social housing, già oggi possibile”.
Roberto Franchini, presidente regionale di CNA Costruzioni e Gilberto Bedei, direttore del Consorzio CEAR, sottolineano come il mondo imprenditoriale sia attento a innovative forme di edilizia sociale, anche se il primo punto da chiarire è come mettere assieme i vari soggetti interessati. Altro tema è quello della burocrazia, che frena spesso i progetti. Positiva la disponibilità espressa dall’assessore Maraldi verso il social housing.
“Quello delle costruzioni è un settore strategico per la regione ed è tra quelli più in crisi. Contemporaneamente cresce la domanda di edilizia residenziale pubblica e sociale” afferma l’assessore regionale Muzzarelli.
“Il reddito delle famiglie – continua Muzzarelli – è diminuito del 3/4 % . Nel 2005 i permessi di costruire sono stati 34.434 contro i 15.176 del 2009. Bisogna ragionare su un’altra strategia. Il Governo eviti di mettere in discussione le detrazioni del 36%: è qui che gli artigiani trovano lavoro, altrimenti non c’è più nulla. Il quadro generale è di grande preoccupazione.
Per la Regione, la casa è una priorità all’interno del welfare: ci sono esperienze attive che devono essere valorizzate e qualcosa di antico può aiutare il sistema a stare in piedi. Il social housing deve essere compatibile con ciò che c’è in campo: deve fare i conti con la realtà. Alcuni strumenti esistenti possono andare avanti e gli strumenti innovativi, gradualmente, possono sostituire quelli esistenti. Dobbiamo fare delle città inclusive, e case diverse perché la maggior parte dell’inquinamento deriva proprio da queste abitazioni”.
“Se vogliamo ripartire – prosegue ancora Muzzarelli – dobbiamo sapere che abbiamo una direzione di marcia attraverso la rigenerazione urbana, un minore sfruttamento del territorio, la creazione di luoghi di comunità, ripartire dall’esistente facendo i conti con le direttive europee sapendo che in Europa l’ERP è al 22%, in Italia al 2%: in Europa l’affitto è una dinamica normale. In Italia esiste una cultura della proprietà. In Italia il patrimonio edilizio è estremamente frazionato, quindi stiamo pensando a un fondo per i piccoli proprietari per sostenere le spese di ristrutturazione.
Ma bisogna fare i conti con i continui tagli operati dal governo.
Ci sono 1.800.000 appartamenti da ristrutturare, dove le imprese artigiane potrebbero trovare lavoro per i prossimi dieci anni: è necessario definire una nuova filiera dell’abitare.
Stiamo sostenendo il progetto ERP affinché nessun alloggio resti sfitto. Ci sono 31 milioni di euro a fronte di domande per 300 milioni, quindi saranno tutti scontenti. Non dimentichiamoci della direttiva OCSE per cui l’affitto non può essere più di un quarto dello stipendio.
Prima di giugno contiamo di approvare la legge sul social housing, vale a dire una norma regionale che permetta flessibilità e senso del sociale, cioè un giusto rapporto fra sociale e mercato”.
“Da ultimo – conclude Muzzarelli – il tema delle imprese. Esiste un grosso problema di legalità: anche le associazioni come la CNA devono cominciare a scegliere di più le imprese per non favorire usura e lavoro nero. E’ indispensabile valorizzare le imprese che hanno la capacità finanziaria e di cantiere unitamente all’etica sociale. Basta appalti al massimo ribasso”.