Secondo la CNA di Pesaro e Urbino la crisi infatti sta attaccando pesantemente le famiglie a reddito medio o medio-basso, oltre alle tradizionali categorie sociali svantaggiate (famiglie e giovani coppie a basso e monoreddito, anziani, studenti fuori sede, immigrati regolari), rendendo sempre più difficile l’accesso alla proprietà o alla locazione di abitazioni.

A Pesaro e provincia, secondo l’associazione, la situazione si è aggravata negli ultimi mesi ed è più drammatica che altrove, aggravata da un mercato immobiliare stagnante a causa della mancanza di certezze economiche da parte degli acquirenti. Ne sanno qualcosa soprattutto le giovani coppie che molto spesso si vedono rifiutati mutui dalle banche. In questo quadro a dir poco sconfortante esiste poi un fenomeno strisciante di speculazione che vizia e non poco il mercato della casa.

Una soluzione a questo stato di cose (che oltre alle famiglie coinvolge anche le imprese), arriva dall’Housing sociale. “Il social housing – dice il responsabile provinciale di Cna Costruzioni, Fausto Baldarelli – è la costruzione di case di edilizia sociale da affittare a canoni calmierati o concordati (dato che vengono stabiliti all’interno di una fascia di minino e massimo), stabilita zona per zona tra associazioni di proprietari ed inquilini. Significa mettere a disposizione casa ad affitto calmierato per tutte quelle categorie sociali – di cui tutti parlano senza fare mai nulla – che appartengono alla cosiddetta fascia debole: per esempio i nuclei familiari o le giovani coppie a basso reddito, gli anziani in condizioni sociali o economiche svantaggiate, gli studenti o gli impiegati fuori sede o gli immigrati regolari. Gente che a fronte dell’attuale costo della vita non riesce a star dietro alle spese e quindi ad avere una vita decorosa”. Ecco dunque la soluzione dell’affitto calmierato ad un canone che non superi il 25-30% dello stipendio.

Il social housing riguarda quindi esclusivamente case in affitto permanente (e non in acquisto, sia esso in edilizia libera o tramite cooperativa), che per esempio renda possibile abitare in un bilocale a una giovane coppia con un canone d’affitto attorno ai 500 € al mese. Il social housing potrebbe addirittura essere una risposta anche per la fascia dei meno abbienti, laddove le amministrazioni locali sopperiscano a parte del pagamento del canone con un voucher o un cosiddetto “buono casa”. Il social housing rappresenta oggi un’opportunità anche per le imprese, bloccate dalla crisi del mercato dell’edilizia. “Assieme alle ristrutturazioni ed il Piano Casa – dice ancora Baldarelli – rappresentano oggi l’unica via di salvezza per molte attività dell’edilizia”.