Il 3 ottobre prossimo, si celebra la “Giornata Mondiale dell’Habitat”, in inglese “World Habitat Day”. Un particolare da chiarire subito: l’Organizzazione delle Nazioni Unite, nell’istituite la ricorrenza, ha stabilito che ricorre ogni primo lunedì del mese di ottobre di ogni anno. Motivo per cui, segue il calendario. Altra notizia: il governo del Messico è stato designato ad ospitare la manifestazione globale, nel corrente anno 2011

Il tema prescelto è: “Città e cambiamento climatico”, giacché costituisce la sfida preminente allo sviluppo del 21. secolo. L’idea guida manifestata dalle Nazioni Unite è – testualmente – orientata a far “riflettere sullo stato delle nostre città e il diritto fondamentale di tutti a un alloggio adeguato. Esso è inoltre destinato a ricordare al mondo la sua responsabilità collettiva per il futuro dell’habitat umano”. Peraltro e senza tema di smentita, è stato rilevato un ennesimo aspetto inquietante: “nessuno oggi può davvero prevedere la difficile situazione in cui le città si troveranno tra 10, 20 o 30 anni. In questa nuova era urbana, con la maggior parte dell’umanità che ora vive in città, dobbiamo tenere a mente che il più grande impatto dei disastri derivanti dai cambiamenti climatici inizia e finisce nelle città. Anche le città hanno peraltro una grande influenza sui cambiamenti climatici”.

Dal proprio osservatorio, l’Unione europea da alcuni anni ha lanciato l’appello ai governi affinché favoriscano le politiche abitative sostenibili dell’Autocostruzione e dell’Autorecupero. Due formule così spiegate: “Al fine di lottare contro l’esclusione sociale e la povertà, l’Unione europea riconosce e rispetta il diritto all’assistenza sociale e all’assistenza abitativa volte a garantire un’esistenza dignitosa a tutti coloro che non dispongano di risorse sufficienti, secondo le modalità stabilite dal diritto comunitario e le legislazioni e prassi nazionali”.

Riconoscimento datato anno 2000, in cui fu proclamata a Nizza, in Francia, la “Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea”. Documento di notevole spessore, ove si consideri che l’Unione europea inseriva il diritto alla casa sociale tra quelli fondamentali. Trascorsi altri quattro anni, nel 2006, con la “Comunicazione della Commissione sui servizi sociali di interesse generale nella Unione europea” figurano inclusi fra i servizi sociali l’“Housing Sociale, che fornisce abitazione per cittadini svantaggiati o gruppi socialmente meno avvantaggiati”.
Ed è un richiamo utile a sostenere l’antico sentire sociale dell’abitare, fondato sull’imperativo di “farsi la casa” o di “adattare un luogo ad alloggio”. Soprattutto da parte dei ceti popolari, nel Nord europa, nel Nord America e nei Paesi in via di sviluppo. Il clima è contagioso ed è all’insegna dell’autocostruzione o dell’autorecupero, non fa differenza, intesa come sfida con l’assistenza di professionisti, ingegneri e architetti, impegnati a guidare gruppi di volontari individui e di famiglie che nel tempo si dedicano alla costruzione dell’abitazione.

Oltre alla soddisfazione di aver posto in campo le capacità personali, il processo dell’Autocostruzione e dell’Autorecupero, abbatte il costo di costruzione e di accesso ad una abitazione, nell’ordine tra il 40 ed il 60 per cento. Attualmente, le scelte progettuali e tecnologiche utilizzate nell’Autocostruzione assistita e nell’Autorecupero assistito non hanno nulla da invidiare ai manufatti della produzione “ufficiale”, in quanto ad impronta architettonica, a durabilità, a risparmio energetico ed a biocompetitività. Infine, nell’ambiente il processo è considerato fonte di formazione della mano d’opera e possibilità di impiego nel citato settore “ufficiale”.

In linea di principio, dunque, le politiche abitative di stampo sociale quali Autocostruzione e Autorecupero, nella Giornata Mondiale dell’Habitat dimostrano di poter soddisfare il crescente bisogno abitativo da parte delle fasce economiche più deboli. Peraltro, quale segnale inequivocabile di un serio problema, richiamano l’attenzione sulla cosiddetta “estrema fragilità del sistema degli appalti, troppo spesso soggetti a speculazioni facili e a vere e proprie incursioni da parte di scaltri operatori che mirano al profitto a scapito dell’utente finale”. Completa il quadro di criticità del settore, l’intervenuto immobilismo degli Enti locali nella costruzione di edilizia popolare. In particolare, gli Enti locali si orientano verso la vendita dei terreni pubblici ad imprese, con l’intesa di ricevere una quota di alloggi, cui per via dei costi, non potranno accedere le fasce deboli della comunità, perfino in locazione.

Esempi – tuttavia – di efficace Autorecupero vengono da due comuni. Il primo è targato Comune di Monfalcone, in provincia di Gorizia, per aver promosso l’iniziativa “Kallipolis”, bando di adesione al progetto di Autorecupero edilizio assistito e pilota a livello regionale di edilizia residenziale abitativa. La finalità: individuare dieci nuclei familiari idonei alla costituzione di una cooperativa di autorecuperatori che ristrutturerà le unità abitative nello stabile di via Valentinis 88, per poi diventarne proprietari. La cooperativa Lybra collabora con lo sportello informativo nell’opera di sensibilizzazione della cittadinanza sul progetto e nella diffusione delle informazioni riguardanti il bando e la compilazione della domanda di adesione.

Il secondo bando di selezione è stato lanciato dal Comune di Bologna, con l’intento di concedere gli alloggi a quanti vorranno autocostruirli, con diritto di superficie di 99 anni. Soluzione ideale, poiché la concessione configura un diritto di proprietà e il conseguente accesso a mutui. Ancora: la formula del “preammortamento” mette gli auto costruttori al riparo da preoccupazioni, in quanto disporranno del denaro durante il periodo di ristrutturazione degli immobili. Al termine dei lavori e una volta preso possesso degli appartamenti, scatteranno le rate del mutuo.

Le informazioni sono curate dall’Associazione Xenia – via Marco Polo, n. 21/23 – 40131 Bologna – tel. e fax 051 6350774 – e-mail: autorecupero@xeniabo.org.

Le due azioni ricordare realizzano – lo diciamo, ove ve ne fosse bisogno – il codificato diritto fondamentale di tutti a un alloggio adeguato. In seconda istanza, rafforzano il concetto espresso dall’Organizzazione delle Nazioni Unite circa la “responsabilità collettiva per il futuro dell’habitat umano”.