«Il problema qui a Jesolo non è quello di avere più case, ma è la loro accessibilità sia per l’acquisto che per l’affitto». E’ questo il punto di fondo attorno al quale gira il ragionamento del sindaco Francesco Calzavara.
Il problema che segnala il primo cittadino non è di oggi né è solo di Jesolo. Fu Giulio Carlo Argan, sindaco di Roma negli anni ’70, a coniare un’espressione che in poco tempo gli fu rubata da mezz’Italia: «A Roma – disse – ci sono troppo case senza gente e troppa gente senza case». A Jesolo, oggi, sembra che la logica sia la medesima.
Sono sorti interi quartieri, quasi tutti nella fascia costiera, ma i giovani residenti, quando mettono su famiglia, quasi sempre cercano casa altrove, dove l’acquisto o l’affitto costano meno. C’è un dato che vale la pena di segnalare, reso noto da Mario Dalla Tor, assessore all’urbanistica della Provincia di Venezia. Per il Piano casa, che consente l’ampliamento della propria abitazione fino al 40 per cento, dal 2009 al marzo del 2011 le domande presentate nel territorio del Veneziano sono state quasi 6 mila. E la maggior parte di queste, oltre settecento, arriva da Jesolo che si colloca immediatamente dopo Venezia in questa particolarissima graduatoria.
Sindaco, come interpreta questo dato?
Il Piano casa non è stato pensato per dare la casa a chi non ce l’ha, ma la sua logica era quello di rilanciare il settore dell’edilizia. Consente, infatti, un ampliamento di residenze fino al 40 per cento. Le tante domande presentate molto probabilmente colgono l’opportunità di ampliare la residenza, o di effettuare un riordino della propria abitazione. E’ fuori discussione che questa opportunità può essere stata colta anche avendo qualche finalità di carattere turistico. Ad onor del vero credo che molti abbiano fatto la domanda rinviando una effettiva realizzazione ad una fase successiva. Noi in Consiglio al momento abbiamo solo approvati alcuni ambiti, ma nessuna concessione ad edificare.
Sindaco, è però vero che cittadini che hanno la possibilità di costruirsi una casa non hanno potuto farlo, almeno fino ad oggi. E’ il caso del famoso “Piano Campana”. Lì sono previsti circa 2500 abitanti. Cosa è successo?
Inizialmente avevamo assunto l’orientamento che tutti i comparti del Piano Campana dovessero partire insieme, questo per garantire soprattutto la realizzazione delle infrastrutture previste dal Piano. Abbiamo capito che questa rappresentava una difficoltà. Proprio due settimane fa in Giunta abbiamo approvato la realizzazione di alcuni stralci del Piano, autorizzando quei comparti che più facilmente possono allacciarsi alle reti di servizio, luce, acqua, gas, fognatura ecc. Colgo l’occasione per dire che questa scelta è la dimostrazione concreta che noi il problema del Piano Campana lo abbiamo seguito, ci abbiamo lavorato sopra. Quindi non accetto le accuse che ci sono state rivolte di aver dimentica quei cittadini.
Con l’avvio del Piano Campana si aprirà la possibilità anche di avere abitazioni destinate ai residenti?
Nel Piano Campana ci sarà una quota prevista dalla legge di Erp, cioè di edilizia residenziale pubblica. Ma questa via non è praticabile per chi ha una limitata possibilità di acquistare l’appartamento. Questo è un equivoco che purtroppo è frequente. L’Erp consente la vendita o l’affitto a prezzi calmierati, che non vuol dire prezzi popolari. Io non sono poi così sicuro che quest’area del Piano Campana non possa far gola anche alla residenza turistica.
Da cosa nasce questa ipotesi? E, in ogni caso, la preoccupa?
Avere una bella casa, immersa nella campagna, ad appena 500 metri dal mare… Crede che non faccia gola a qualcuno che pensa alla vacanza in un certo modo? Ne sono preoccupato perché si sottrarrebbe una quota di abitazioni ai residenti, ma non posso non segnalare che, se si verificasse questa ipotesi, documenterebbe il grado di appetibilità del nostro territorio.
Sindaco, libero mercato no, Erp neppure. Allora, quelli che vivono del solo loro stipendio, che devono fare?
Qui entra in campo l’edilizia agevolata. Ed infatti noi stiamo insistendo perché l’Ater metta in vendita gli edifici di sua proprietà per ricavare risorse da investire in nuove edificazioni. Per la verità oggi si va facendo strada il cosiddetto social housing, una sorta di integrazione tra pubblico e privato con l’intervento della Cassa Depositi e Prestiti. E’ una formula che può dare risposte a chi non è in grado di accedere al mercato della casa. Noi siamo interessati che restino aperte tutte le vie per ampliare la residenza a Jesolo. Non va dimenticato che l’obiettivo fissato dal nostro Master Plan determina a 30 mila unità il numero ideale di residenti.
Sindaco, molti critici le rispondono che per attrarre nuovi residenti a Jesolo ci vuol ben altro che disponibilità di case. Ci vogliono soprattutto possibilità di lavoro.
No, non sono di questo parere. Noi offriamo servizi e una qualità del territorio e della vita che ha una grande forza di attrazione, superiore anche alle città vicine. Il tema vero sono i collegamenti. Un esempio: se si realizzasse l’autostrada del mare e Roncade o Treviso fossero raggiungibili in 20, 25 minuti crede davvero che uno non sceglierebbe di vivere stabilmente a Jesolo? Noi dobbiamo lavorare nel settore turistico, per allungare la stagione estiva, ma non possiamo pensare di portare fabbriche a Jesolo. Dobbiamo invece pensare a collegamenti che consentano di raggiungere facilmente il posto di lavoro.