Il primo esempio di social housing nasce a Berlino intorno agli anni ’20 del secolo scorso.
I primi edifici sono stati costruiti nel 1913, quasi cento anni fa, e completati intorno al 1934. Tra loro il famoso complesso a forma di ferro di cavallo a Britz, il Siemensstadt, la Città Bianca, l’insediamento Schillerpark, il City Falkenberg Garden, così come la tenuta Carl Legien nel quartiere berlinese di Prenzlauer nel distretto di Berg. La loro costruzione è avvenuta in un momento particolare che vedeva combinarsi la necessità di dar vita ad interventi di impegno sociale con la corrente estetica modernista.
Il 1920 ha segnato l’età d’oro di Berlino quando la città divenne il centro creativo del modernismo nell’arte, nella letteratura e nella cultura. Era il periodo della repubblica di Weimar e la nuova costituzione, varata all’indomani della sconfitta tedesca nella prima guerra mondiale, sanciva il diritto ad un alloggio decente per ogni cittadino. E le regole che vincolavano la costruzione di nuove abitazioni furono estremamente rigide, soprattutto a Berlino. Ogni appartamento doveva avere infatti un bagno ed una cucina separati ed un balcone.
Regole che oggi possono sembrarci non particolarmente rivoluzionarie ma che in realtà lo erano per un periodo storico in cui le abitazioni della classe operaia e dei ceti meno abbienti erano, di regola, anguste, buie, sovraffollate e poco igieniche. La straordinarietà, apprezzata oggi come ieri, in questi edifici sta anche nel fatto che furono progettatti dai maggiori architetti di quel periodo.
Tra questi Walter Gropius, fondatore della Bauhaus, Bruno taut e Hans Scharoun. Nel 2008 i 6 edifici sono stati acquisiti dall’Unesco come Patrimonio Mondiale dell’Umanità.