Una parte del patrimonio immobiliare dei costruttori rimasto invenduto potrebbe essere destinato all’housing sociale.
È una delle ipotesi su cui sta lavorando il governo Letta che di qui alla fine dell’anno intende preparare un Piano casa bis. L’invenduto potrebbe essere oggetto di altri interventi per agevolare le vendite e gli affitti. Il governo ha recepito le indicazioni dei costruttori dell’Ance. Il mercato è alle corde.
Gli investimenti in nuove abitazioni hanno registrato per il 2013 una caduta ancora a due cifre: -14,3%, ciò significa che negli ultimi sei anni il comparto si è più che dimezzato (-51,6%). E nonostante questo il fabbisogno abitativo è continuato ad aumentare arrivando a quota 700mila unità.
Secondo le stime del Fiaip, la Federazione degli agenti immobiliari professionisti, sono circa 1,2 milioni gli immobili invenduti. Il tempo medio per la vendita del residenziale resta fermo tra i 6-9 mesi mentre la forbice tra prezzi richiesti e prezzi offerti si è ridotta del 5% rispetto al 2011, dal 20% al 15%.
Tra gli ostacoli alla firma dei contratti c’è la pressione fiscale e aspettative di prezzo da parte dei venditori ancorate ai valori del 2007, oggi assolutamente irrealizzabili.
Ed è proprio per questo che il governo vuole intervenire con incentivi ai costruttori che rientrerebbero in un pacchetto casa; un intervento che segue gli aiuti per i mutui alle giovani coppie e ai precari inserito nel decreto sull’imu.
Come spiegato dal ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi giá in quel decreto “doveva essere inserita una norma, un articolo, sul tema dell’housing sociale. Abbiamo voluto tirarlo fuori dal decreto – dice – non perchè non ci crediamo. Anzi crediamo che questo sia il tema emergente. Ma abbiamo voluto evitare che il governo lo facesse per decreto perchè ci sembra che debba essere il frutto rapido, non lungo, di una proposta da parte della conferenza Stato-Regioni”. Inoltre – conclude Lupi – “l’Imu sull’invenduto può diventare un’opportunità magari nel dialogo con l’associazione dei costruttori potremo individuare forme innovative per consentire al patrimonio invenduto di diventare una risorsa aggiuntiva per affrontare il problema casa”.
Oltre agli incentivi ai costruttori per utilizzare parte del patrimonio invenduto all’housing sociale, nel Piano casa dovrebbe rientrare anche l’utilizzo a questo scopo di una parte degli immobili pubblici da dismettere. Il che significa che una parte delle caserme da vendere per abbattere il debito pubblico potrebbe essere ristrutturata e poi affittata a canone calmierato o venduto a un prezzo sostenibile per le categorie disagiate economicamente.
Ma non è tutto. Sul tavolo del governo, nell’ambito del Piano casa bis, potrebbe rientrare una revisione della cedolare secca, l’imposta che i proprietari di casa pagano sugli affitti che quindi non si sommano al reddito e non rientrano nell’irpef.
Il decreto sull’Imu è intervenuto sulla cedolare secca abbassando l’aliquota dal 19% al 15% ma il governo vorrebbe andare oltre estendendo il beneficio anche alle societá che danno in locazione i propri immobili. A questo si aggiungerebbe la possibilitá di detrarre le spese di manutenzione.
Nella definizione del piano casa l’Ance svolgerá un ruolo determinante. “L’assenza di politiche per la casa in questi anni ha prodotto un disastro, imprese a terra e una grave emergenza abitativa. È arrivato quindi il momento che il governo inverta la rotta e faccia della casa, come già altri Paesi hanno fatto, il centro della propria politica di sviluppo economico e sociale”, è l’opinione del presidente dell’associazione dei costruttori, Paolo Buzzetti. L’Ance ha giá proposto di introdurre un mutuo a tasso zero per le giovani coppie con un livello basso di Isee, l’indicatore che misura la ricchezza delle famiglie. In cambio le banche impegnate in questa operazione a favore dei giovani verrebbero compensate con sgravi fiscali.
Sempre per incentivare gli affitti, l’Ance ha proposto di introdurre una forma di deduzione fiscale per chi compra un immobile nuovo e lo mette sul mercato delle locazioni. Questa formula è stata giá adottata in Francia con un certo successo. Oltralpe lo sconto nel prezzo di acquisto è fino al 25%.