“Quello che dobbiamo perseguire è trasformare dei piccoli sogni in realtà ed oggi un piccolo sogno diventa straordinario perché percorre la strada della giustizia facendo in modo che dei fratelli emarginati possano riavere quello che gli spetta: una casa”.

Lo ha detto monsignor Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, presentando oggi i 7 mini appartamenti destinati all’housing sociale ubicati all’interno di Palazzo Granata, storico edificio in cui generazioni di agrigentini hanno frequentato la scuola primaria. “Quello di oggi – ha detto l’arcivescovo di Agrigento – non è un gesto di carità, ma di giustizia perché stiamo ridando a qualcuno qualcosa che gli spetta”.

La struttura situata al secondo piano dello stabile dell’ex Istituto Granata in via Orfane 16 ad Agrigento ospiterà 7 mini appartamenti di due posti ciascuno per persone in situazioni di marginalità sociale, affiancando all’alloggio una strategia di accompagnamento per la fuoriuscita dal bisogno secondo la metodologia sviluppata in contesto europeo definita “housing first, l’inserimento dell’homeless (senza fissa dimora) in un progetto globale”. “Oggi stiamo restituendo alla città un immobile storico immaginando che questi locali, dopo tanti anni di inattività narrino un nuovo futuro ed una nuova realtà. Abbiamo voluto dare alla casa il nome di Rahab – spiega il direttore della Caritas diocesana, Valerio Landri – icona biblica che raffigura una donna, una prostituta che riconosce l’opera del Signore ed è capace di accogliere lo straniero ed il profugo, per trasmettere il profondo senso evangelico che ci ha mosso nella creazione di questa innovativa opera-segno”.

“Non è un dormitorio -precisa Landri – l’accesso alla struttura sarà consentito solo a quelle persone che si impegneranno a fare con noi un percorso, un cammino che le riporti alla loro dimensione umana. I primi ospiti saranno tre soggetti singoli, due giovani immigrati che nel loro paese di origine aveva un titolo di studio, un lavoro e che attualmente sono ospiti nel rifugio notturno che hanno deciso di mettersi in gioco e di riappropriarsi del loro futuro ed un padre separato che vive una situazione di marginalità causata dalla condizione personale che si trova a vivere”.

Casa Rahab è stata realizzata grazie al progetto “Sotto lo stesso tetto” cofinanziato dai fondi dell’8xmille della Chiesa cattolica italiana per un importo che ammonta a 138.500 euro (60% di Caritas italiana ed il restante 40% di Caritas diocesana di Agrigento) oltre ad un contributo di euro 16.300 dell’associazione Palmisano.