Si tratta di un modello abitativo sempre più popolare in diverse parti del mondo, che prevede la convivenza di persone di età diverse all’interno dello stesso complesso residenziale, favorendo la solidarietà e lo scambio intergenerazionale.
Il cohousing intergenerazionale combina abitazioni private con ampi spazi comuni, promuovendo la vita comunitaria e l’interazione tra i residenti. Ogni individuo o famiglia ha la propria unità abitativa, ma condivide con gli altri residenti aree come cucine, giardini, e spazi ricreativi.
Questo modello è progettato per incoraggiare il supporto reciproco e creare una rete di sostegno naturale tra persone di diverse età. L’idea di fondo è semplice: ognuno dà ciò che l’altro non può avere più (anziani) o non può ancora avere (giovani).
Realtà sempre più anziane come l’Italia e l’Unione europea non possono ignorare i benefici di questo meccanismo. Oltre all’abbattimento dei muri generazionali, il cohousing intergenerazionale consente di inquadrare gli anziani come delle risorse e non semplicemente come un macigno per il welfare. Un vivace esempio in tal senso arriva dall’isola di OAkinawa, dove l’età media è 13 anni più alta di quella mondiale e gli anziani sono coinvolti attivamente nella società.
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Fonte: msn.com