Così il parigino Edouard François, protagonista sulla scena internazionale dell’architettura green, disegna paesaggi urbani in armonia con l’ambiente e la qualità della vita.
Chi ha detto che gli alloggi sociali debbano essere il risultato di una rassegnata concentrazione di cemento triste e grigio? C’è chi, per fortuna, ha scelto di ignorare quella tendenza, ereditata dai passati anni ’40, di coniugare il brutto ed il funzionale nell’edilizia popolare.
Gli alloggi sociali, per loro natura, dovrebbero svolgere una funzione di interesse generale, di salvaguardia della coesione sociale, di riduzione del disagio abitativo di quei nuclei familiari svantaggiati che non sono in grado di accedere alla locazione di alloggi nel libero mercato. Spesso invece, a causa di scelte improvvisate, volte piuttosto a favorire ambigue logiche del mondo dell’edilizia, il disagio lo aumentano, ghettizzando in periferie e in quartieri dormitorio individui a rischio e famiglie bisognose, con i noti risultati di aumento dell’esclusione sociale.
Mimetizzare il cemento con la natura – Eduard François è un paesaggista, architetto e designer parigino che ha intrapreso un percorso di architettura contemporanea completamente opposto: teso, cioè, a privilegiare l’integrazione degli alloggi sociali nel tessuto urbano, nella logica di recupero e di sviluppo sostenibile. Diventato famoso grazie a idee semplici ma geniali, questo architetto visionario d’oltralpe provoca una riflessione attorno al ruolo delle piante. Queste, non più circoscritte in uno spazio a parte, avvolgono le strutture statiche come un’epidermide vegetale, diventando scrigno custode delle opere architettoniche.
Esempio è la “Tower Flower”, nel centro di uno dei quartieri più chic della metropoli francese.Un immobile con trenta alloggi sociali appare quasi come un gigantesco vaso di fiori di bambù, le cui mura esterne di un edificio altrimenti convenzionale spariscono nella giungla di vegetazione. Della stessa logica, il complesso di alloggi sociali “Eden Bio”, anch’esso nel cuore di Parigi, e quello di Louviers, in Normandia, interamente realizzato con mattoni bio e legno di castagno.
Fusione vegetale, tra il paesaggio e l’abitare – Le creature di Edouard François rilevano una visione in cui paesaggi e immobili sono trattati insieme, per cui il progetto edilizio fa corpo unico con la natura. Così l’edificio si integra nel paesaggio in una sorta di fusione vegetale, al punto di essere camuffato e di sparire in una sorta di transizione tra villaggio e foresta. Vivendo questi spazi, riaffiorano vagamente i nostri desideri fanciulli di una tenda protettrice, della capanna tra gli alberi, del nascondiglio cocoon in piena natura.In questa concezione del costruire diversamente, ogni spazio tra un immobile ed un altro non ha più bisogno di essere riempito di altro cemento, ma di paesaggio verde, che valorizzi gli immobili esistenti, che renderà il sito più naturale, attrattivo e originale.
Ed infatti François ci ricorda che contrariamente al cemento, la natura rifugge l’immobilismo e la pesantezza delle forme, ma aggiunge sempre quel tocco di generosità e di leggerezza effimera che la contraddistingue. Un housing sociale più green è quindi possibile, se però anche a livello politico-istituzionale si assume una chiara agenda ambientale, economica e sociale, capace di ridisegnare l’estetica e l’etica della vita urbana, con una semplicità tutt’altro che banale, scegliendo metodi rispettosi della comunità e dell’ecosistema.
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