Cresce l’emergenza abitativa a Bologna. Oltre 15mila famiglie nelle graduatorie Erp: le assegnazioni sono 650 l’anno

Cresce il disagio abitativo a Bologna e provincia. Ci sono oltre 15.000 famiglie in graduatoria Erp (e le assegnazioni procedono nell’ordine di 650 all’anno) e sono almeno il doppio quelle alle prese con problemi economici, che faticano ad arrivare alla fine del mese. Tutto questo mentre vengono meno i finanziamenti di Stato e Regione in tema di politiche abitative (quasi 75 milioni negli ultimi 10 anni) e il numero degli sfratti continua a crescere inesorabilmente: nel 2010, nel bolognese, ce ne sono stati 1.718 (il 54% in provincia), di cui 1.559 (e’ il 90%) per morosita’. Una tipologia, questa, che e’ piu’ che triplicata rispetto a nove anni fa (nel 2001 quelli per morosita’ erano 490 su un totale di 779). Di emergenza abitativa si e’ parlato due giorni fa in Provincia in commissione Pianificazione territoriale e urbanistica.

La questione che si evidenzia e’ la necessita’ di ripensare le politiche abitative per una serie di ragioni, a partire dal fatto che sono cambiate le esigenze di chi fa richiesta di un alloggio Erp: sempre piu’ spesso si tratta infatti di nuclei familiari formati da un sola persona, ragion per cui servirebbero monolocali o bilocali e non le case ‘medie’ di cui oggi si compone, per la maggior parte, il patrimonio di edilizia residenziale pubblica in provincia di Bologna (20.654 alloggi, di cui il 65% localizzato nel comune capoluogo). Proprio sul tema delle politiche abitative e’ in dirittura d’arrivo un accordo territoriale metropolitano che, promette il vicepresidente della Provincia Giacomo Venturi,
dovrebbe essere firmato per la fine dell’anno.

I punti chiave, a cui lavorare in un’ottica di collaborazione metropolitana, sono: aprire il mercato incoraggiando l’imprenditoria ‘sociale’ che realizzi edilizia popolare, riqualificare il patrimonio Erp esistente, rilanciare il ruolo di Acer e ripensarne le funzioni. La questione della dimensione delle case Erp e’ molto legata anche alla zona in cui si trovano: uno dei dati che piu’ salta all’occhio nello studio sull’housing sociale realizzato dalla Provincia e’ infatti la differenza di domanda tra il Comune di Bologna e altri Comuni, in particolare nella zona della pianura o dell’Appennino. Delle famiglie in graduatoria per ottenere un alloggio a Bologna (sono il 63% del totale di 15.000 domande, dunque 9.450), appena il 6% sono composte da quattro o piu’ persone. Moltissime, invece, le famiglie di una sola persona. I nuclei numerosi, invece, si incontrano piu’ spesso nelle domande relative ad altre zone (sono il 32% nel circondario imolese e a Sasso Marconi, il 31% a Reno-Galliera e il 29% sull’Appennino). Quanto alle case Erp, la maggior parte e’ di taglio medio (cioe’ da 45 a 75 metri quadrati), un po’ in tutti i Comuni. A Bologna, ad esempio, dove ci sono 12.750 case (il 65% del patrimonio totale), ce ne sono ‘solo’ 2.208 ‘piccole’ (fino a 45 metri quadrati), 7.371 medie e 3.171 grandi (oltre 75 metri quadrati). Cio’ significa che, nel ripensare l’edilizia sociale, occorrerebbe differenziare l’offerta o renderla piu’ flessibile: a Bologna servirebbero mono o bilocali, in provincia case piu’ grandi.

Un altro dato su cui occorre riflettere e’ la condizione di poverta’ e disagio crescente. Nel comune di Bologna (secondo una stima Nomisma di fine 2009) ci sono ben 23.000 famiglie al di sotto della soglia di solvibilita’ del 30%.
Di queste, circa 9.000 sono in graduatoria Erp. Non se la passa meglio la provincia, dove le famiglie in graduatoria sono 6.000 e dove sono stati emessi 900 sfratti (500 gia’ eseguiti). Il conto delle famiglie che vivono nel disagio tra citta’ e provincia supera dunque, come minimo, il dato di 30.000. C’e’ poi un altro dato che la dice lunga sul disagio economico in provincia di Bologna: il 90% delle 15.000 famiglie in graduatoria (45% delle quali sono straniere) si e’ posizionata in classifica proprio in virtu’ di un Isee molto basso, ovvero per un reddito inferiore ad 8.500 euro annui.

Per fare il punto sulle politiche abitative, la Provincia ha analizzato anche tutta un’altra serie di elementi, a partire dalle dinamiche demografiche. Gli stranieri sono aumentati, negli ultimi otto anni, di due volte e mezzo (+145%). E ci sono zone in cui si concentrano piu’ che in altre: nel nuovo circondario imolese, ad esempio (dove il dato e’ +183%), a Casalecchio di Reno (+188%) o nelle Terre di pianura (+164%). Anche l’eta’ della popolazione cambia: i giovani tendono a spostarsi verso la provincia (in particolare verso i comuni della pianura), mentre in citta’ e in alcune zone aumentano gli anziani. Infine, un dato curioso e’ quello relativo alla ‘dispersione abitativa’, una questione di
cui occorre tenere conto nella progettazione dei servizi e nelle politiche di welfare. In pratica, negli ultimi 11 anni si contano 17.000 persone che hanno abbandonato la citta’ o altri comuni provinciali per andare ad abitare in quelle che tecnicamente vengono definite ‘case sparse’ in territorio extraurbano rurale, ovvero ex fienili o case coloniche, magari ristrutturate. Insomma, le campagne hanno acquisito 17.000 nuovi abitanti. Sono praticamente raddoppiati, se si considera che tra il ’91 e il 2001 i residenti in territorio rurale erano in tutto 15.000 (comprese pero’ anche le piccole frazioni e non solo le ‘case sparse’). Dell’esigenza di ripensare le politiche abitative Venturi e’ tornato a parlare oggi all’inaugurazione della zona San Biagio di Casalecchio di Reno appena riqualificato.