Se il mercato immobiliare subisce la crisi c’è un suo segmento in espansione: il social housing.
Non case popolari e neppure comuni anni 70, i destinatari infatti non sono “bisognosi” o persone che condividono ideali politici, ma chi non è così povero per una casa popolare ma neppure così ricco per un appartamento “classico”.
In questa formula convivono luoghi privati e luoghi pubblici come pure appartamenti destinati al welfare e altri al mercato immobiliare “normale”. La novità che dà slancio al progetto è che il Piano casa del 2009 ha attivato un sistema di fondi immobiliari che investirà 6 miliardi nei prossimi 5 anni. E se secondo l’Istat fra il 1990 e il 2008 sono state costruite 200.000 abitazioni all’anno, il Fondo investimenti per l’abitare dovrebbe edificarne/ristrutturarne 5.000 in 8 anni.
Tutto questo sta producendo e produrrà nuovi posti di lavoro che secondo la Cdp Investimenti (della Cassa depositi e prestiti) richiedono, rispetto all’edilizia tradizionale, un maggior numero di ore/uomo di urbanisti, avvocati, esperti di finanza e real estate. Inoltre per la fase di promozione in cui è strategica la gestione dei partenariati pubblico/privato, precisa Luciano Cassini presidente di Legacoop abitanti, si richiedono competenze giuridiche, procedurali, di marketing e sociali.
Ed è per sviluppare queste nuove professionalità che Sergio Urbani, consigliere delegato della Fondazione Housing sociale (della Fondazione Cariplo) sta cercando di implementare un master e dei corsi di formazione specifici.
Come cogliere opportunità di lavoro? Per esempio inserzioni (è il caso di Michael Page che ricerca un property manager per la gestione del patrimonio immobiliare del social housing), Legacoop abitanti, comuni, operatori immobiliari, imprese di costruzioni, ex Iacp e fondazioni bancarie.