Fenomeno aggravato dall’andamento del mercato immobiliare. La ricetta: “Maggiori investimenti nel ‘social housing’”

Secondo uno studio della Banca d’Italia il 60% dei giovani italiani di età compresa tra i 18 e i 34 anni, non lascia mamma e papà, nonostante il 43% di loro abbia un lavoro. Ai tradizionali motivi di natura culturale si aggiungono ora le difficoltà economiche, tra cui pesa in modo determinante l’aumento dei prezzi per acquisto o affitto di un’abitazione.

La casa è uno dei problemi principali per i giovani italiani e anche per questo permane, nel nostro Paese, il fenomeno dei cosiddetti ‘Bamboccioni’. A confermarlo è uno studio della Banca d’Italia secondo il quale i più colpiti sono quelli nella fascia d’età compresa tra i 29 e i 35 anni perché, spiegano gli economisti di Via Nazionale: “Negli anni in cui potevano spiccare il volo e lasciare la casa di famiglia hanno subito gli effetti del marcato aumento dei prezzi delle case e degli affitti”.

Restare a casa con mamma e papà quindi, è spesso per i giovani una necessità economica. Grandi i numeri che evidenziano il fenomeno. L’analisi di Bankitalia afferma che nel 2009 viveva ancora nella famiglie di origine il 60% dei giovani italiani di età compresa tra i 18 e i 34 anni, nonostante il 43% di loro avesse un lavoro. Un dato in forte crescita rispetto a 25 anni prima, quando lo stesso parametro indicava una quota ferma al 49%. “Tra i fattori sottostanti la prolungata convivenza con i genitori”, scrivono Francesca Modena e Concetta Rondinelli che hanno curato la ricerca, “è cresciuta nel tempo la quota di coloro che la riconducono a motivazioni di natura economica, quali le difficoltà nel trovare un’abitazione (26%) e un lavoro adeguato (21%)”. Lo studio prodotto dalla Banca centrale si sofferma in particolare sul “ruolo svolto dall’andamento del mercato immobiliare, in un quadro caratterizzato da una crescente incertezza delle prospettive economiche delle famiglie” sottolineando come “sia i canoni di locazione sia, soprattutto, i prezzi delle case presentano una correlazione negativa con la propensione dei giovani italiani a costituire un nucleo familiare autonomo”.

Nel dettaglio, un aumento delle quotazioni immobiliari di circa 700 euro al metro quadro riduce la probabilità di lasciare la famiglia di origine di circa mezzo punto percentuale per gli uomini e di oltre un punto percentuale per le donne, aggravando un fenomeno su cui continuano sì a pesare anche fattori culturali me che ora sembra proprio indotto in maggior parte da problemi di natura economica. A dimostrazione di ciò i ricercatori di Palazzo Koch portano dati difficilmente confutabili. Tra il 2003 e il 2009, secondo lo studio, la quota di quanti restano nella casa patena è salita dal 34 al 40%. “Di conseguenza, la transizione all’età adulta – si legge nello studio – sta divenendo sempre meno il risultato di scelte individuali e sempre più un compromesso tra un crescente desiderio di indipendenza e la necessità di avere una protezione contro il rischio di povertà”.

Dall’analisi del fenomeno le autrici della ricerca fanno discendere anche delle proposte. “Politiche che si pongano per obiettivo di ridurre il costo delle abitazioni diminuirebbero la probabilità di restare a vivere con i genitori, con un effetto maggiore se le stesse venissero indirizzate a sostegno dei giovani disoccupati e di quanti hanno una famiglia di origine a reddito medio o basso”. La crisi, concludono le due ricercatrici “ha ridotto sia le possibilità dei giovani di trovare lavoro sia il reddito delle famiglie” e per questo “sono necessari maggiori investimenti nel ‘social housing”.